Ben nove punti campionati in Abruzzo sono risultati “fortemente inquinati” ed altri due “inquinati”, secondo quanto emerso dalla fotografia scattata con il monitoraggio dei biologi di Goletta Verde di Legambiente: dalla provincia di Teramo a quella di Chieti lungo tutta la costa, si evidenziano delle consistenti falle nel sistema depurativo regionale, attualmente ancora lontano da garantire un’adeguata copertura del servizio per tutti i cittadini, con tutti i rischi ambientali e sanitari che ne conseguono.
È questo il monito lanciato da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati. L’istantanea regionale che si evince dai risultati delle analisi dell’equipe di biologi di Legambiente è stata presentata questa mattina in conferenza stampa a Pescara, presso la sede di Legambiente Abruzzo da Stefano Ciafani, Vice Presidente nazionale di Legambiente, Antonio Sangiuliano, Direttore Legambiente Abruzzo e Giovanni Damiani, Direttore ARTA Abruzzo.
Passando al setaccio foci di fiumi e torrenti, ma anche spiagge segnalate dai cittadini attraverso il servizio SOS Goletta, senza per questo volersi sostituire al ruolo dell’Agenzia Regionale Protezione Ambiente preposta per legge ai controlli per la balneabilità, i biologi di Legambiente comunque hanno rilevato la presenza di situazioni critiche diffuse su tutto territorio regionale, segnalate agli enti locali proprio per risalire alle fonti di inquinamento da rimuovere.
A partire dalla città di Pescara, dove sono stati prelevati tre campioni, due dei quali risultati fortemente inquinati. La prima delle tre analisi è stata svolta in Viale P. Vere, presso il Fosso Vallelunga, nelle vicinanze della spiaggia libera, dove è stato riscontrato forte odore di fognatura e la presenza di schiume sull’acqua che è stata classificata fortemente inquinata; la seconda analisi, ha avuto luogo in località Lungomare Matteotti incrocio via Balilla, presso la spiaggia all’altezza del numero civico 48, anche qui il campionamento ha evidenziato un carico batterico molto elevato, tale da ritenersi fortemente inquinato, il luogo, che paga le conseguenze della vicinanza della diga foranea e dei suoi reflussi, al momento del passaggio dei tecnici di Legambiente era frequentato da molti bagnanti e da numerosi ragazzini delle colonie estive. Proprio a largo della Diga foranea, sul Lungomare Matteotti, è stato realizzato il terzo prelievo, qui, a circa 400 metri dalla linea di battigia, le acque sono risultate inquinate.
Nella provincia di Chieti sono stati evidenziati quattro punti critici, dei quali tre sono stati classificati fortemente inquinati ed uno inquinato. Nel comune di Vasto, in località Vasto Marina, il campione, analizzato presso il Fosso Marino è stato prelevato all’interno del canale in cui è presente una forte risalita di acqua proveniente dal mare. Si riporta che nel sito, fino all’anno scorso era presente il divieto di balneazione, mentre quest’anno la zona è stata dichiarata balneabile, secondo quanto emerso dall’analisi della Goletta Verde le acque sono fortemente inquinate. Alti valori batteriologici anche nel comune di Torino Di Sangro, dove, in località Lago Dragoni, presso il Fosso del Diavolo i prelievi svolti evidenziano acque fortemente inquinate. Al momento del campionamento, erano presenti numerosi rifiuti presenti sia all’interno del fosso che sulla spiaggia. Nel comune di Rocca San Giovanni, sono state indagate le acque della spiaggia accanto al fosso Valle Grande in località La Foce, catalogate come inquinate. Sempre in provincia di Chieti, nel comune di Francavilla al Mare, in località Foro via Tosti, il prelievo effettuato presso il Fosso San Lorenzo, dove le acque sfociano a mare in un tratto di spiaggia libera abitualmente frequentata da bagnanti, ha rilevato che le acque sono fortemente inquinate. Al passaggio dei tecnici, dal canale provenivano odori di fognatura e la zona appariva particolarmente degradata anche per la vicinanza di una sosta camper utilizzata come discarica.
Passando alla provincia di Teramo, la situazione non migliora, in questo tratto di costa infatti, sono stati individuati cinque punti con valori batteriologi superiori alla norma di Legge, di cui, quattro fortemente inquinati ed uno inquinato. Nel comune di Silvi, in località Silvi Marina, l’esame compiuto sulla spiaggia alla foce del fiume Cerrano, ha riportato che le acque sono fortemente inquinate, a tutto danno dell’area marina protetta di Torre Cerrano all’interno della quale ricade il punto di prelievo. Ancora guai nel comune di Pineto, presso la foce del torrente Calvano, e nel comune di Giulianova, in località Giulianova lido, dove il campionamento è stato eseguito presso il maleodorante Fosso su lungomare Zara, anche qui le acque sono state classificate come fortemente inquinate. In cattive acque anche la Foce Vibrata, che insiste nel comune di Martinsicuro, attorniata da scarichi e rifiuti, è risultata fortemente inquinata.
Lungo la costa abruzzese sono state controllate anche alcune spiagge che sono state segnalate dai cittadini come punti critici ma che hanno registrato livelli di inquinamento batterico entro i limiti di legge: in provincia di Chieti, nel comune di Ortona, in località Lido Riccio, presso il Fosso del Riccio ed in provincia di Teramo, nel comune di Roseto degli Abruzzi, sulla spiaggia in corrispondenza della foce torrente Borsacchio.
“I dati emersi dal monitoraggio di Goletta Verde mettono in evidenza lungo la costa regionale un sistema di depurazione ancora per lo più inefficace, che vede nelle foci dei grandi fiumi regionali le sue maggiori criticità – afferma Antonio Sangiuliano, Direttore Legambiente Abruzzo. Molti di questi punti sono stati già classificati dall’ARTA come non balneabili, è per questo che, come si evince dalla cartina regionale che abbiamo diffuso quest’oggi, come valore aggiunto, la nostra indagine si è concentrata quest’anno attorno ai fossi ed alle foci dei torrenti che dall’entroterra sfociano direttamente a mare. Malauguratamente, i risultati indicano che l’emergenza depurazione riguarda anche questi corsi d’acqua minori, dove – sottolinea Sangiuliano – nonostante vi sia la normativa regionale che legifera in merito, nella gran maggioranza dei casi non sono esposti neppure dei cartelli informativi sulla qualità delle acque a beneficio dei cittadini. Chiediamo che la questione depurativa regionale nel suo complesso venga affrontata in maniera decisa ed efficace con la realizzazione di nuovi impianti e la migliore gestione di quelli esistenti – conclude Sangiuliano – . Non può essere sufficiente limitarsi ad apporre divieti di balneazione, che pur restando un atto dovuto nei confronti dei cittadini, non può rappresentare la soluzione al problema”.
“Anche in Abruzzo non possiamo che segnalare la situazione di inquinamento causata da alcune foci
e da scarichi fognari non a norma – dichiara Stefano Ciafani, Vicepresidente di Legambiente –. Il nostro monitoraggio conferma quanto già emerso dai dati dell’Istat secondo cui l’Abruzzo, con il 53,8% è tra le peggiori regioni d’Italia per percentuale di popolazione servita da un efficiente servizio di depurazione. Si tratta di un dato inferiore alla già modesta media nazionale del 76% e ben più basso del 78,9% su cui si attestano le altre regioni del Centro Italia. Questa situazione non è più sostenibile da nessun punto di vista – sottolinea Ciafani -. Le gravi carenze del sistema di depurazione non solo danneggiano ambiente e salute ma impongono al nostro Paese e quindi alle tasche di tutti noi cittadini il pagamento di multe salatissime con soldi pubblici che vorremmo invece vedere investiti in cantieri per il trattamento dei reflui fognari. E’ prioritario intervenire in maniera finalmente efficace anche nell’interesse del settore turistico – conclude Ciafani – perché tutelare l’ambiente e la qualità del mare è condizione indispensabile a uno sviluppo sostenibile di quest’attività cruciale per l’economia abruzzese”.
Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Antonio Mastrostefano, direttore Strategie, Comunicazione e Sistemi del COOU. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – sottolinea Mastrostefano – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come un campo di calcio”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno in Abruzzo il Consorzio ha raccolto 3.350 tonnellate di oli lubrificanti usati.