Un medico testimonia in aula, nel

corso del processo, che l’imputato ritirò per conto della

vittima la dose di metadone utile per quattro giorni, perché

lei era impossibilitata a recarsi a prenderla: adesso il

Servizio per le tossicodipendenze (Sert) della Asl di Teramo,

finisce sotto inchiesta.

   Il processo è quello in corso dinanzi alla Corte d’Assise di

Teramo, che vede Romano Bisceglia, 55enne teramano, imputato

dell’omicidio volontario aggravato di Adele Mazza (49),

strangolata il 4 aprile 2010, Pasqua, in casa e poi fatta a

pezzi. Quello che rimaneva del corpo fu rinvenuto il giorno dopo

in una scarpata alla periferia di Teramo a poca distanza proprio

dall’abitazione di Bisceglia. Quest’ultimo fu arrestato il 12

aprile.

   Nell’udienza odierna la testimonianza di un medico del Sert

ha confermato il ritiro del metadone da parte dell’imputato al

posto della donna, il 2 aprile. Oltre a confermare che la

vittima era in quei giorni ospite dell’imputato, il particolare

ha evidenziato carenze nel rispetto delle procedure, e il

presidente della Corte d’Assise ha trasmesso gli atti alla

procura, oltre che ai Nas, per chiarire cosa sia successo quel

giorno.

   Il processo è stato rinviato al prossimo 12 dicembre.

(ANSA).