GIULIANOVA – La Società Cooperativa Quadrifoglio replica in merito alle notizie relative all’aumento delle rette al Residence CristalCristali, la Quadrifoglio: <Innanzi tutto va precisato che le vertenze in corso tra la cooperativa scrivente e gli ospiti (o parenti degli ospiti) sono più di una e che in primo grado il Tribunale di Torino ha dato in qualche occasione riscontro favorevole alle pretese della Cooperativa e in altre occasioni invece le ha respinte. Peraltro, anche il Giudice di Pace di Giulianova (dove giocavamo fuori casa, per usare le sue parole) ha dato ragione alla Cooperativa.
Ora, la Corte d’Appello del capoluogo piemontese, ha effettivamente deciso, nei casi sinora posti alla sua attenzione, in favore degli ospiti. Ma quanto da Lei indicato in ordine alla definitività di queste pronunce non è corretto, perché tutte le sentenze sul punto sono già state oggetto di ricorso in Cassazione e quindi non può parlarsi di decisioni definitive.
Ciò precisato, è però utile capire le ragioni che spingono la Cooperativa che presiedo ad arrivare sino all’ultimo grado di giudizio per cercare di vedere riconosciute le proprie ragioni.
La Quadrifoglio, infatti, ha aumentato esclusivamente la parte di retta nota come “retta alberghiera” e non ha in nessun modo aumentato la cd. “retta sanitaria”.
Lo ha fatto in ragione del fatto che la Regione Abruzzo ha tenuto fermo, a nostro avviso illegittimamente, il costo della retta alberghiera dal lontano 2002. E, sempre da parte dell’Ente Pubblico, vengono (correttamente) richiesti agli enti convenzionati, quale è il Residence Cristal, standard gestionali di altro profilo: nel senso che vengono previste le figure professionali necessarie, il numero di ore che devono essere dedicate a ciascuno ospite e, ovviamente, il rispetto dei contratti collettivi nazionali di lavoro, cui la Cooperativa scrivente non si è mai sottratta.
In sintesi, quindi, da un lato la Regione pretende di imporre un prezzo di “retta alberghiera” e dall’altro impone, legittimamente, la necessità di adeguarsi a determinati standard quanti/qualitativi per poter essere convenzionati.
Ma dal 2002 ad oggi, è di evidenza assoluta, i costi necessari per poter offrire le prestazioni convenzionate che la stessa Regione ritiene necessarie e minime per il convenzionamento stesso, sono aumentati notevolmente. Quindi, in sintesi, la Regione pretende di imporre un prezzo che non è compatibile con il rispetto delle norme che la stessa Regione dall’altro lato pretende vengano applicate.
Per questo la cooperativa scrivente ha aumentato la retta alberghiera; ma lo ha fatto nei limiti dell’aumento dei contratti collettivi nazionali di lavoro e dell’Istat.
Diversamente non sarebbe (e non è) economicamente possibile mantenere gli standard quali/quantitativi richiesti per il convenzionamento entro il prezzo che la Regione stessa pretende di stabilire. Perché sarebbe un prezzo in perdita.
È ampiamente noto, fra l’altro, che la gran parte delle strutture pubbliche e private convenzionate applichi tariffe più alte.
La sensazione è quindi che l’ente pubblico, che da 2002 ad oggi, cioè per ben quattordici anni (!) non ha mai aumentato nemmeno di un solo euro la quota alberghiera che vorrebbe imporre, utilizzi questo meccanismo in modo strumentale per scaricare sul privato il costo della sanità pubblica.
È questo meccanismo, non può certo essere accettato e non condivisibile.
Attendiamo quindi che la Suprema Corte di Cassazione ci dica se è possibile e giusto che nel nostro sistema giuridico/economico una Regione imponga un prezzo, lo tenga fermo per quattordici anni, senza che il privato possa aumentarlo, per lo meno dei costi vivi che subisce dall’aumento del costo del lavoro dei prezzi dei beni al consumo. E quindi, in sintesi, che possa legittimamente scaricare il costo di un servizio pubblico su un soggetto privato.
COOPERATIVA SOC. QUADRIFOGLIO s.c. Onlus
Il Presidente
Elvio Chiatellino