I principali indicatori economici provinciali evidenziano una situazione di difficoltà. Occorre, per superare la crisi, condividere nuove e più moderne relazioni industriali. Ma la Provincia sembra non voler rispondere all’appello lanciato dalle associazioni. A stigmatizzare il comportamento dell’ente è stato il Presidente di Confindustria Teramo, Salvatore Di Paolo, parlando all’Assemblea Generale dei Soci nella consueta riunione annuale tenutasi, l’altro ieri pomeriggio, nella sede di Sant’Atto.

 

Nella direzione di fare sistema e superare la crisiha sottolineato Di Paoloè voluta andare la nostra iniziativa di condividere con le altre sigle datoriali e con le organizzazioni sindacali un documento,  sottoscritto lo scorso mese di luglio,  nel quale  abbiamo elencato una serie di azioni da mettere in campo che, ciascuno per la propria parte, è impegnato a portare avanti. Il  documento – ha continuato il Presidente – è stato presentato alla stampa ed  inviato al Presidente della Provincia di Teramo,  al quale è stato chiesto di convocare le parti firmatarie e, insieme, condividere le azioni successive.  Purtroppo, mi spiace dire oggi che la Provincia è rimasta insensibile a questo appello”.

 

Un comportamento giudicato “inusuale”dal Presidente Di Paolo: “Pur  conoscendo  i dati della crisi, le situazioni delle aziende,  il numero di quanti hanno perso il posto di lavoro,  la Provincia non ha inteso ancora convocare le parti per iniziare un confronto e cercare insieme di condividere l’obiettivo di realizzare sui temi del lavoro concrete convergenze per crescita, la competitività e l’occupazione. Questa è la dimostrazione di come oggi la politica sia distante dalla realtà”.

 

Nella relazione il Presidente ha sottolineato che i settori maggiormente in affanno, in provincia di Teramo, sono quelli riguardanti tessile-abbigliamento, pelli e cuoio, legno/mobile e manufatti in cemento, con delle “eccezioni legate prevalentemente ai comparti innovativi ed a quelli che dopo  una lunga congiuntura negativa stanno lentamente ripartendo”.

 

Emblematici, con riferimento alla nostra provincia, i dati relativi alla cassa integrazione: se è vero che  le ore di  C.I.G.  ordinaria  sono passate da 3.880.166 (2009)  a 1.756.480 (2010) – il che farebbe pensare ad una ripresa dell’economia provinciale – è altrettanto vero che, nello stesso periodo, le ore di C.I.G. straordinaria sono passate da 1.507.957 (2009) a  6.755.256 (2010).  Questo vuol dire – ha sottolineato il Presidente – che le situazioni di crisi  temporanee  si sono trasformate in crisi stabilizzate,  con evidenti  ripercussioni sul piano occupazionale”. Anche l’utilizzo della cassa integrazione in deroga, peraltro, ha avuto un incremento importante, passando da 80.877 nel 2009 a 591.590 del 2010. 

 

Il Presidente ha fornito ulteriori dati relativi al tasso  di disoccupazione, che si è attestato intorno all’8% circa, mentre il tasso di occupazione gravita intorno al 56% circa, ed ha espresso preoccupazione per il calo delle esportazioni, che nella nostra provincia hanno subito una contrazione del 28,2%  rispetto all’anno precedente.

 

I dati riferiti alle Aziende associate a Confindustria Teramo sono in linea con il trend generale rilevato a livello provinciale (basti pensare ai circa duemila lavoratori interessati dalla Cigs nel 2009 rispetto ai 700 dell’anno precedente). 

 

Non vi nascondo la mia preoccupazione – ha concluso il Presidente Di Paolo -:  se non si interviene con politiche industriali mirate, la nostra provincia corre seriamente il rischio di una deindustrializzazione.  Il sistema delle imprese soffre per la congiuntura negativa che sta attraversando l’Italia, ma le nostre imprese provinciali soffrono ancora di più. Le motivazioni sono note a tutti e Confindustria le ripete da anni: la scarsa competitività di alcune imprese che impiegano in maniera rilevante la manodopera; la scarsa propensione delle imprese di piccole dimensioni alla ricerca ed alla innovazione; la mancanza di spirito di aggregazione da parte delle imprese;  la concorrenza internazionale  sempre più  agguerrita e incisiva; la difficoltà di accesso al credito a costi competitivi”.

 

Il presidente di Confindustria Teramo ha anche giudicato inaccettabile  il fatto “che nella nostra regione  l’imposta IRAP  è più alta rispetto ad altre regioni limitrofe per colpa della spesa del  sistema sanitario fuori controllo”. Non si può continuare – ha detto – a far pagare al sistema delle imprese i dissesti creati da altri. Non si può continuare a difendere un sistema sanitario costoso ed inefficiente”. 

 

Fra le tante ombre, anche una luce: Di Paolo ha comunicato con orgoglio che il primo Polo di Innovazione,  a livello regionale,  è stato costituito a Teramo e riguarda il  comparto Agroalimentare.   Confindustria Teramo è stata protagonista dell’iniziativa: “Abbiamo iniziato questo percorso subito dopo la mia elezione.   E’ stato per me un impegno importante  ma – con la collaborazione di tutti – siamo riusciti a realizzare qualcosa di concreto che va nella direzione di sensibilizzare le imprese piccole e medie a trovare opportunità di innovazione ed aggregazione.  Se la società consortile riuscirà,  come speriamo vivamente, ad aggiudicarsi il Bando regionale, sicuramente avremo una ricaduta positiva nella direzione della ricerca e dell’innovazione, non solo per le imprese maggiormente strutturate, ma soprattutto per le piccole e piccolissime. Mi auguro che il Polo di Innovazione possa essere un modello per la crescita delle nostre imprese anche in altri settori”.