Questa è veramente clamorosa. Il sindaco, dopo aver ritirato nell’ultimo consiglio comunale il punto all’ordine del giorno riguardante alcuni lavoratori precari del Comune, ha accusato i sindacati e i lavoratori di essere responsabili della mancata proroga.
Noi crediamo, invece, che la motivazione vera sia da ricercare nel fatto che la proposta, tanto sbandierata dal sindaco, non avrebbe avuto la maggioranza in consiglio comunale per poter essere approvata.
La delibera infatti conteneva, incredibilmente, un passaggio come questo: “adottare il presente atto di indirizzo nonostante la normativa vigente non preveda alcuna possibilità di accordare ulteriori proroghe; impegnarsi ad assumere, in solido con la giunta, ogni conseguente responsabilità di carattere giuridico e contabile derivante dall’adozione degli atti necessari al prolungamento in servizio delle suddette sei lavoratrici”.
Ovviamente comprendiamo le perplessità dei consiglieri ma il sindaco non può scaricare la sua debolezza politico-amministrativa su altri che non hanno responsabilità alcuna anzi sono la parte debole, da tutelare nei propri diritti.
Sarebbe stato più corretto assumersi la responsabilità di ammettere un’oggettiva incapacità ad affrontare seriamente la problematica in questione.
Non si può fare sempre e solo demagogia e men che meno sui lavoratori che vengono licenziati: prima con la boutade di far assumere ai consiglieri l’eventuale onere del pagamento degli stipendi alle lavoratrici! E poi, quando anche i suoi l’hanno abbandonato ed ha dovuto ritirare la delibera consiliare,  accusando, pretestuosamente, le lavoratrici stesse di non aver voluto firmare l’accordo. Abbiamo saputo dagli sdegnati comunicati sindacali che le cose non stavano così.
Noi – alla luce del contenuto della delibera suddetta –  possiamo aggiungere che non era nemmeno necessario per discutere il punto in consiglio. L’atto di indirizzo da deliberare, infatti, a tal proposito recitava: “subordinare il perfezionamento del prolungamento del rapporto di lavoro all’esito dell’accordo stipulato dalle sei lavoratrici, dai sindacati e dall’amministrazione”.
Questa triste vicenda, insomma, poggiava su un bluff o meglio su una spacconata non degna di un’amministrazione seria. E, qualora fosse stata discussa, sarebbe stata clamorosamente smontata dal consiglio comunale. Ci chiediamo, oltretutto, come mai i dirigenti comunali abbiano consentito che quella delibera approdasse in consiglio.
In conclusione, se il sindaco e l’amministrazione avevano veramente a cuore il destino dei lavoratori precari del Comune avrebbero dovuto cogliere da tempo le opportunità offerte dalle leggi che ne permettevano la stabilizzazione invece, ad esempio, di “acquistare” 55 lavoratori dall’agenzia del lavoro interinale, violando le norme e spendendo circa il 30% di più.

Il cittadino governante

Giulianova 2 luglio 2012