Sono giorni difficili quelli che stanno vivendo, in questi giorni, i precari del pubblico impiego e del settore privato. Sono di nuovo messi alle strette da un Governo che con la Legge 183/2010 – il famigerato “collegato lavoro” – dovranno decidere se promuovere il ricorso contro gli attuali datori di lavoro per la eventuale illegittimità dei contratti scaduti prima del 24 novembre scorso e/o attualmente in corso, sapendo che forse, per questo motivo, non gli verrà rinnovato il contratto di lavoro o scegliere se rinunciare a tutti i diritti e rivendicazioni per i contratti stipulati in passato.
Ancora più difficile e grave è la situazione dei precari della ASL il cui futuro è contrassegnato da un’unica certezza: l’incertezza.
E, infatti, i contratti precari saranno prorogati di un altro mese e poi, chissà…
Non ci sono dubbi che la ASL stia prendendo tempo per trovare soluzioni occupazionali stabili, ma senza l’input della Regione Abruzzo – che non arriva – non può decidere e in mancanza di ciò, gli ospedali teramani rischiano di chiudere.
L’immissione di nuovi lavoratori a seguito della mobilità interregionale non modificherà nulla specie la grave carenza di personale. Se vengono licenziati i precari, si rischia di mettere in ginocchio tutti e quattro i presidi e non si potranno garantire nemmeno i livelli essenziali assistenziali che per legge devono essere assicurati.
Si è chiesto di attivare la mobilità interna e la ASL di Teramo ha risposto di non ritenerlo necessario e ha chiesto agli uffici competenti di acquisire le richieste di mobilità e valutarne l’eventuale accoglimento.
La scrivente chiede, invece, che venga pubblicato un avviso pubblico per permettere a tutti di partecipare alla mobilità interna evitando così il rischio che l’accoglimento delle domande si basi su scelte clientelari.
Insieme alla FP CISL di Teramo, questa O.S. ha chiesto di convocare i sindacati per discutere dei vari problemi del personale: le prospettive occupazionali dei precari, la mobilità interna, le progressioni di carriera, i coordinamenti, turni, straordinari e le varie indennità.
Senza dimenticare di rivolgere al Direttore Generale gli interrogativi che non trovano una risposta: cosa intende fare rispetto allo svuotamento dei reparti ad Atri e Giulianova e sulla privatizzazione di Sant’Omero.
Ad oggi, nessuna risposta.
A ben guardare, il dubbio che sorge è che si è sbagliato a non opporsi o sollevare legittime critiche rispetto a qualche designazione; probabilmente il Direttore Generale avrebbe incontrato i sindacati, così come quando si è giustificato con l’Assessore Gatti.
Ci si augura che il Direttore Generale non prenda esempio dal governatore Chiodi che non concerta le strategie e le decisioni che riguardano la sanità abruzzese e che intervenga urgentemente nei confronti della Regione per ottenere risposte certe in merito alle problematiche del personale. La vicenda dell’ospedale di Guardiagrele dovrebbe averci insegnato che le riforme se non sono concertate e condivise non portano a nessun risultato.