Rispetto alla vicenda relativa al servizio di asilo nido comunale di Mosciano Sant’Angelo, riportata in cronaca da diversi organi di stampa abruzzesi, la Cooperativa Koinema di San Benedetto del Tronto risponde alle dichiarazioni fatte dal signor Amedeo Marcattili della CGIL FP Provinciale di Teramo.
Marcattili, con toni e termini quarantotteschi, accusa la Cooperativa di “sordità” rispetto alle esigenze dei lavoratori, utilizzando metodi alla “Marchionne” nella gestione del personale dell’asilo.
Le problematiche ovviamente sono più complesse rispetto all’esposizione semplicistica fatta dal funzionario sindacale; peraltro tali dichiarazioni hanno “promosso” interrogazioni da parte di consiglieri comunali di Mosciano appartenenti alle liste PDCI, PD, SEL, PSI e PDL, con relative dichiarazioni alla stampa, cercando in tal modo di far giungere il messaggio che sono stati toccati i “poteri forti” e che se si vuole addivenire alla conclusione della vicenda la Cooperativa deve capitolare ed adeguarsi alle richieste delle due iscritte all’organizzazione sindacale.
Purtroppo per loro così non avverrà; il messaggio è stato recepito ma, nonostante ciò, la Cooperativa prosegue nel suo iter nel più scrupoloso rispetto della legge e dei contratti sottoscritti, senza riservare trattamenti privilegiati a soggetti “raccomandati” da forze politiche o sindacali che siano.
A onor di cronaca riportiamo come nessuno dei soggetti che hanno reso dichiarazioni alla stampa si sia premurato di contattare la cooperativa per le delucidazioni del caso.
Venendo alla vicenda che ha dato origine alle dichiarazioni che si contestano, ripercorriamo sinteticamente le origini della questione.
Due sono le tracce sulle quali essa si fonda: la rivendicazione di un inquadramento come educatrici da parte di due socie lavoratrici e la sostenibilità economica del servizio asilo Nido.
Fin dall’inizio del rapporto di lavoro due socie lavoratrici pretendono di essere assunte in qualità di educatori pur non avendo i requisiti normativi necessari al momento dell’assunzione.
Tale richiesta è oggetto di dialogo con i rappresentanti sindacali, ai quali Koinema rappresenta l’impossibilità di compiere un atto non corretto dal punto di vista normativo.
La vicenda giunge così all’atto di ricorso sporto dalle due socie lavoratrici al Tribunale del Lavoro di Teramo.
Non ci addentriamo in questioni legali, essendo pendente l’azione intrapresa dalle due socie. Sarà ovviamente il giudice a dirimere la questione.
Per ciò che riguarda la sostenibilità economica del servizio, rispetto alle ipotesi iniziali d’appalto gli iscritti all’asilo nido sono molti di meno (attualmente 37), a fronte di risorse lavorative impiegate per far fronte a oltre 50 iscritti.
Ciò comporta una rimodulazione dell’impiego lavorativo, rispondendo la cooperativa ai propri soci, e dovendo pertanto garantire la correttezza dell’azione amministrativa.
Peraltro, essendo appunto cooperativa, Koinema intende salvaguardare il lavoro dei propri soci e dipendenti, percorrendo tutte le possibile soluzioni che può mettere in campo, tali soluzioni comprendendo anche l’impiego in servizi diversi.
Così è accaduto all’avvio della corrente annualità del servizio Asilo Nido: a fronte di un elevato calo delle iscrizioni Koinema ha dovuto rivedere l’impiego del personale.
Lo ha fatto riducendo sia il monte ore del personale educativo, trasferendo un educatore presso un nido di San Benedetto del Tronto) e di quello ausiliario, dislocando presso altro servizio una lavoratrice, sulla base dei titoli e dell’inquadramento contrattuale che detiene. Salvaguardandone cioè il lavoro.
A ciò si è arrivati dopo innumerevoli incontri con il sindacato locale, sempre conclusi con il sordo rifiuto di ogni proposta.
Koinema comunque persegue con forza le decisioni intraprese, forte del diritto e di un’etica del lavoro che la contraddistingue da sempre.
Ogni altra soluzione è fuori discussione: l’ipotesi della cassa integrazione in deroga, ventilata nella dichiarazione del signor Marcattili, è un atto che non esitiamo a definire irresponsabile. Il ricorso a quei fondi (che, proprio perché pubblici e provenienti dalla fiscalità statale, debbono essere usati con molta accortezza per evitare di continuare a tassare il cittadino qualunque) preferiamo lasciarlo a situazioni veramente irrisolvibili (e ve ne sono tante sia in Abruzzo che nelle Marche) e non per circostanze per le quali esistono soluzioni praticabili.
Ci piace ricordare la nostra storia trentennale: una cooperativa di servizi rivolti alla persona che conta oltre 150 tra soci e lavoratori, iscritta a LegaCoop (a garanzia dei propri valori etici e d’impresa), con una lunga esperienza di dialogo e di rapporti con le rappresentanze sindacali (CGIL) e con gli Enti territoriali, atteggiamento che ha sempre premiato il nostro lavoro e le aspettative dei soci: la causa intentata dalle due socie lavoratrici di Mosciano è la prima che ci capita, e ci rende la misura di come non ci si inventa cooperatori (e quindi soci) da un giorno all’altro: si tratta di una scelta che invece presuppone un forte atteggiamento di partecipazione e condivisione, di reciproco rispetto e mutualità.
Valori che cozzano irrimediabilmente con atteggiamenti e pretese personalistiche, unicamente volti al soddisfacimento delle proprie aspettative personali.
Vogliamo concludere ricordando semplicemente che il nostro lavoro è “fare bene” nei servizi: erogare qualità, rispettare normative, conseguire la soddisfazione dell’utente.
Gli attestati di riconoscimento che ci giungono dalle famiglie dei piccoli di Mosciano, e l’approvazione da parte dell’Amministrazione Comunale sono quanto ci basta per sapere di aver svolto al meglio il nostro lavoro.
Per questo tutta la vicenda è una querelle di poco conto: non c’è danno, non c’è perdita occupazionale, c’è invece un servizio che funziona…