Giuseppe Tagliente, puntuale e opportuna, merita un approfondimento sulla
fattibilità delle soluzioni proposte e sui tempi necessari per attuarle.
Pur apprezzando la tenacia e la perseveranza dell’Avvocato Tagliente nello
stimolare la ricerca dei fattori che hanno portato allo sfascio in atto,
ritengo che prima di addentrarsi in una disamina così articolata, con il
rischio che si riveli un puro esercizio di fantapolitica, ci si debba chiedere
se c’è la volontà politica dei rappresentanti e dei responsabili del PDL di
organizzare nuovi laboratori politici per intraprendere strade alternative.
Se l’attuale dirigenza politica è stata la causa delle divisioni interne o
comunque non è stata in grado di evitare tali scissioni e i conseguenti
frazionamenti del consenso in svariate liste civiche e addirittura qualche
rappresentante istituzionale e dirigente di partito si è spinto fino a
dichiarare che le liste civiche sono la via per riavvicinare la politica al
territorio e agli elettori, appare chiaro che i “tamburi” di Tagliente non
trovano eco nelle orecchie di chi è sordo o di chi non vuol ascoltare.
Premesso che le liste civiche, da che mondo è mondo, hanno rappresentato
sempre il frutto velenoso dei dissidi all’interno dei partiti e per questo non
possono rappresentare in generale un modello da imitare per rimediare a ciò che
non funziona, è scontato che la rimodulazione e la caratura del PDL è possibile
solo con l’azzeramento o le dimissioni dell’attuale dirigenza.
Mario Amicone, ex Dirigente PDL