di Pietro Campanaro

« Al primo di maggio noi usiamo di cucinare insieme ogni sorta di legumi, fave, fagiuoli, ceci, lenti, ecc. con verdure ed ossa salate, orecchi e piedi pure salati di maiali; e questa minestra chiamiamo Virtù … ».

Con queste parole lo storico Giuseppe Savini definisce le Virtù teramane in un suo saggio del 1881 “La grammatica ed il lessico del dialetto teramano, due saggi, aggiuntevi poche notizie sugli usi, i costumi, le fiabe, le leggende del medesimo popolo teramano” e a mio pare queste poche parole bastano a dare il senso della “grandezza” di questo piatto tipico del primo maggio, a partire dal nome, Virtù che deriva dal latino virtus-ūtis e significa: forza, coraggio.

Eh già perché questo piatto è molto antico e veniva preparato e consumato già nell’antica Roma proprio il 1° maggio nel rigoroso rispetto delle scadenze calendariali e dei ritmi stagionali e serviva proprio a dare forza ed energia per i mesi successivi alla primavera; successivamente nel corso del tempo è stato “adottato” come proprio dal popolo teramano ma si ritrova, sia pure con altre denominazioni e varianti, in molti paesi d’Abruzzo come cita Giuseppe Di Domenicantonio nel volume “Le virtù, ovvero di alcuni cibi rituali in Abruzzo”

Anticamente le Virtù venivano prodotte dall’intera comunità che le distribuiva anche agli indigenti, tradizione che poi si è tramandata ed ecco perchè c’è l’usanza di cucinarne in grande abbondanza e offrirle ai vicini, alle persone care e anche a semplici e occasionali conoscenti.

Tradizionalmente le Virtù venivano preparate con diversi alimenti tra cui legumi secchi (fagioli, piselli, lenticchie, ceci e fave), cereali in chicchi (frumento, riso, orzo, mais, ecc.) e verdure ed ortaggi freschi  e diverse spezie e “odori” in un momento dell’anno in cui, passato l’inverno, si ripulivano le madie dagli avanzi e con la primavera appena iniziata la terra cominciava a dare le sue “primizie” e poi si aggiungeva carne fresca o stagionata (prosciutto crudo, cotiche di maiale, carne macinata di manzo, lardo, lonza, piedi e orecchie di maiale, pancetta, guanciale, polpettine o pallottine) e ancora pasta di varie forme e dimensioni, questi ingredienti venivano abilmente preparati e molti venivano cucinati separatamente, portati al giusto punto di cottura e poi uniti alla fine per creare quell’armonia di sapori unica che le differenzia dal semplice minestrone, a cui talvolta le Virtù vengono erroneamente paragonate, dove gli ingredienti vengono cucinati tutti insieme.

Ogni famiglia aveva la sua ricetta segreta per le Virtù che spesso veniva tramandata di madre in figlia e nel corso del tempo ci sono state diverse “personalizzazioni” di questo piatto tipico tra cui anche le più recenti “Virtù di pesce” diffuse soprattutto nei paesi della costa teramana, dove al posto della carne o delle cotiche si utilizza pesce come cozze, vongole, calamari, seppie, ecc.

Ma quali sono le virtù delle Virtù nutrizionalmente parlando?

Anche in questo caso servono poche parole e come si direbbe con un gergo attuale sono il “top del top”! Un piatto unico ricco, completo, corroborante, mineralizzante, vitaminizzante, antiossidante e soprattutto buonissimo!

  Dr. Pietro Campanaro

Medico-Chirurgo Nutrizionista, Specialista in Scienze dell’Alimentazione, Fitoterapeuta

info: 333.6898724

Blog http://nutraceuticafitomedicina.wordpress.com/; gruppo su Facebook: Nutraceutica e Fitomedicina; Twitter: @nutraceuticafit; canale Youtube: Pietro Campanaro