“Gli arresti e le inchieste

degli ultimi giorni coinvolgono ormai tutto l’establishment

politico che ruota intorno a Chiodi, parlamentari, alcuni

assessori, sindaco di Teramo e altri personaggi e faccendieri

che da sempre sono il cancro della nostra regione”.

Lo

dichiarano, in una nota, i consiglieri regionali abruzzesi del

Pdci Antonio Saia e del Prc Maurizio Acerbo, che aggiungono:

“Tutto ciò merita un solo stringato commento: Chiodi si

vergogni e si dimetta e restituisca subito l’Abruzzo agli

abruzzesi!”.

   “Il governatore dell’Abruzzo ‘tuttofare’, dopo aver

accettato l’incarico di commissario alla sanità (per

destrutturare la sanità pubblica chiudendo ospedali e presidi a

vantaggio dei privati, e quello di commissario alla

ricostruzione post-terremoto, per soffocare tutte le istanze

democratiche che venivano dal territorio del cratere e delle

altre aree terremotate), ha voluto circondarsi di persone

eticamente discutibili (come l’attuale vicecommissario Cicchetti

condannato per lo scandalo della Perdonanza), dimenticando che

era stato eletto dopo gli scandali che avevano travolto alcuni

esponenti delle Giunte precedenti, per cui gli abruzzesi si

sarebbero aspettati da lui e dalla sua squadra, eleggendoli, il

massimo della trasparenza e della moralità”.

   “Ha persino rifiutato una commissione speciale del Consiglio

regionale per sorvegliare sull’opera di ricostruzione,

(Commissione richiesta dalle opposizioni e da qualche esponente

della maggioranza), per non avere un controllo democratico sul

proprio operato. Ha completamente estromesso il Consiglio

regionale e tutte le istituzioni democratiche (Comuni, Province)

dal Piano di riordino della Sanità, per avere mano libera sui

tagli agli ospedali pubblici e sugli indiretti favori ai

privati, soprattutto nel settore della riabilitazione”.

   “Oggi, di fronte agli scandali che si susseguono e alle

pressanti richieste dei cittadini abruzzesi a che si faccia

chiarezza sugli scandali e si avvii un processo di rilancio

della nostra regione sul piano dell’economia, dei servizi

sociali, della sanità sempre più disastrata, del lavoro sempre

più precario, della scuola sempre più penalizzata, non trova

altra risposta che la fuga. Fugge dalla sue precise

responsabilità insieme ai suoi assessori e a tutta la

maggioranza che lo sostiene, non presentandosi in Consiglio e

ordinando al suo capogruppo di richiedere la verifica del numero

legale, mandando così a vuoto i lavori del Consiglio”. (ANSA).