Il centro di ricercher Storiche di Teramo hanno organizzato per venerdì 15 Luglio 2011, alle ore
21.00, a Giulianova presso lo stabilimento balneare “Il Venere”, un incontro pubblico
dal titolo “Politica e istituzioni a Giulianova tra dopoguerra e fascismo”.
Le complesse dinamiche politico istituzionali del dopoguerra hanno nella realtà abruzzese un
particolare rilievo. In questo saggio, pubblicato sulla rivista «Trimestre», sono verificate le
modalità con cui si svilupparono tali dinamiche nella provincia di Teramo, intorno alle vicende
di Giulianova, capoluogo di mandamento e dell’omonimo collegio elettorale politico dal 1861
fino al 1919, anno in cui, con l’introduzione della proporzionale, scomparvero i collegi
uninominali. Sin dal 1861, la maggioranza politica ed amministrativa nella cittadina adriatica,
almeno fino al giorno in cui si verificò lo “scioglimento forzato” del consiglio comunale nel
dicembre 1922, rimase sempre saldamente nelle mani dei liberali. Il sindaco giolittiano
(diventato poi nittiano e demosociale nel primo dopoguerra, seguendo, così, l’iter politico del
ministro De Vito) Giuseppe De Bartolomei, supportato, dal 1907 fino alle amministrative del
1920, dal vecchio ceto notabiliare dovette cedere alle pressioni dell’agguerrita sezione fascista
che costrinse metà dei consiglieri comunali a rassegnare le dimissioni. Giulianova era stata parte
strategicamente rilevante del feudo appartenuto alla famiglia aristocratica degli Acquaviva, che
nel corso del XVIII e XIX secolo dissipò tutte le sue proprietà a favore della nuova borghesia
agraria e piccolo industriale post- napoleonica, impersonata dai più importanti Cerulli, Savini e
Delfico nel territorio provinciale, fino alle meno influenti famiglie giuliesi dei Ciafardoni,
Massei e De Bartolomei (nell’ottocento), dei Migliori e dei De Santis (affermatesi nel primo
quarantennio del novecento). Cerulli,. Alla morte del deputato Cerulli, (rappresentante del
collegio di Giulianova per oltre trent’anni) allorquando, cioè, si prospettò la necessità di trovare
un altro candidato per il collegio di Giulianova nelle suppletive del 1912, i sindaci del collegio,
con a capo De Bartolomei, approvarono la candidatura di un alto funzionario dello stato, il
toscano Roberto De Vito, espressione dell’ala radicale del liberalismo italiano, accogliendo, così,
il paterno suggerimento del presidente Giolitti. Il socialismo arrivò “dal mare” e precisamente da
Livorno, dove la famiglia di imprenditori Migliori possedeva una sede aziendale, in cui
commerciava il corallo. Dai contatti con quella realtà a fine ottocento si svilupparono i primi
rapporti tra gli operai livornesi e quelli locali. Anche per Giulianova il mondo degli artigiani e
della piccola industria fu, pertanto, il primo luogo dove singoli cittadini conobbero le teorie
socialiste. I socialisti giuliesi, dopo la fugace esperienza del periodico “Il Fuoco”, non espressero
candidati ufficiali di partito in consiglio comunale, probabilmente a causa del sistema elettorale
maggioritario che rendeva impari il confronto con il notabilato liberale. Una certa consistenza il
PSI la cominciò a riscontrare a partire dal 1918 per iniziativa di Lidio Ettorre ed Alessandro Pica
che fondarono una sezione ufficiale e costruirono una forte e capillare organizzazione. Alla fine
del conflitto sorsero anche una sezione dei combattenti e una sede del partito popolare italiano,
per merito del prof. Sechini.
A discutere di questa ricostruzione storica sono stati invitati:
Prof. Francesco Bonini – Direttore Dipartimento di Storia e Critica della Politica dell’Università di Teramo
Prof. Piero Di Girolamo – Ricercatore di Storia contemporanea Università di Teramo
Prof. Egidio Marinaro – Pres. Istituto abruzzese per la storia d’Italia dal fascismo alla resistenza
Dott. Tito Forcellese – Autore del Saggio – Università di Teramo
Prof. Adelmo Marino Pace – Coordina – Presidente dell’Istituto abruzzese ricerche storiche
Associazione l’Infinito