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TERAMO – Continuiamo, giorno dopo giorno, a contare la lista dei femminicidi e di violenze che si allunga costantemente.

Donne che sono state ammazzate o stuprate in maniera brutale, nel silenzio assordante di questa società che continua a considerarle mere statistiche. Le narrazioni di vittimizzazione secondaria, colme di pornografia del dolore, non fanno che esercitare una doppia violenza. Come se la storia, la vita e la dignità di quella donna venissero dimenticate.

I fatti di Palermo, di Caivano e di Giulia Cecchettin, diventano, quindi, paradigmatici in tal senso, il frutto sano di questa società malata. E allora i politicanti inneggiano alla sicurezza, a più controlli, a ipotesi di castrazione chimica, all’inasprimento delle pene.

Questa è la situazione desolante che abbiamo in Italia: il Governo ha pensato bene di arginare questo problema che, di fatto, è sistemico, con l’aumento dei pacchetti sicurezza e la militarizzazione delle strade.

Noi siamo fortemente contrarie a questi sistemi che sono solo una diversa espressione del potere e non una soluzione del problema che abbiamo con la violenza di genere, perché non fanno altro che aumentare questa spirale di violenza.

E quindi, piuttosto che fare attività di prevenzione, finanziare o aiutare esperienze che nascono dalla spinta femminista di donne che fanno prevenzione e supporto attivo, si pensa a togliere forza a questi percorsi, come nel caso di Lucha y Siesta, a rischio sgombero.

Dalle nostre parti le cose non vanno di certo meglio. A Teramo, il CAV gestito dalla Provincia presenta delle lacune strutturali che abbiamo più volte evidenziato e sottolineato.

La base imprescindibile di un CAV è che sia femminista, che faccia continuamente attività di formazione e prevenzione, che non venga gestito come se fosse l’ufficio delle imposte, come un ufficio qualsiasi.

Noi pretendiamo un CAV che funzioni. Unico spiraglio di prevenzione alla violenza e porto sicuro per chi si trova in difficoltà.

Ci avviciniamo al 25 novembre e siamo sempre più arrabbiate perché vediamo davanti a noi lo sfacelo di questa società in rovina.

Il genocidio che Israele sta perpetrando ai danni del popolo Palestinese ci toglie il fiato e ci lascia inermi.

Gli imperialismi e il sistema economico capitalista tendono ad isolarci e a reprimerci sempre di più.

Siamo stanche di tutto questo, vogliamo costruire nuovi percorsi insieme, un modello di società diversa, libera dalla violenza e dalla sopraffazione, libera dal patriarcato e dalle guerre.

Vi invitiamo tutti e tutte a partecipare ad una camminata rumorosa insieme a noi.

Per urlare contro il patriarcato che vuole toglierci la capacità di immaginarci disobbedienti, arrabbiate e rivoluzionarie di fronte a questo mondo violento.

PER URLARE CHE LE STRADE LIBERE LE FANNO LE DONN3 E L3 OPPRESS3 CHE LE ATTRAVERSANO

PER URLARE CHE LA SICUREZZA SONO L3 NOSTR3 COMPAGN3, NON LE GUARDI3

PER GIULIA E PER TUTT3 QUELL3 CHE NON HANNO PIÙ VOCE

RIPRENDIAMOCI LE STRADE CON I NOSTRI CORPI E I NOSTRI SOGNI


Collettivo Malelingue