GIULIANOVA – Firmata ieri l’ordinanza di sgombero forzoso dell’appartamento occupato abusivamente mediante lo sfondamento della porta da parte di due rom, madre e figlio, e che affaccia sul manto erboso dello stadio Fadini.
Il provvedimento è stato firmato dal dirigente Donato Simeone e dalla responsabile del procedimento Giuliana Ridondi ed inviata al Comando della Polizia Municipale nonché alla Compagnia dei carabinieri ed ad una delle due donne occupanti. M.D.G. Con l’ordinanza si dispone alla destinataria della stessa di lasciare libero da persone o cose l’immobile, che è di proprietà comunale entro cinque giorni dalla data del ricevimento dell’ordinanza contro la quale sarà possibile, nell’arco di tre giorni, presentare delle deduzione scritte e documenti , decorsi i quali si provvederò all’esecuzione forzosa dell’ordinanza stessa. Va ricordato che le due donne avevano sfondato la porta dell’immobile, evidentemente stanche, da quello che hanno dichiarato, di risiedere all’interno di una roulotte che era parcheggiata sotto i portici delle case Ater nel quartiere Annunziata. Hanno sostenuto di aver atteso invano l’assegnazione di un alloggio ed allora, visto che nessuno si interessava alla loro condizione e che c’era questo appartamento da tanto (troppo) tempo non occupato, hanno deciso di agire con la forza. Lo hanno fatto ieri mattina e sul posto si sono portati i carabinieri ed anche i vigili urbani che procedono per competenza in quanto l’alloggio è , di proprietà del Comune .Tra l’altro un appartamento di lusso che venne ugualmente occupato anni fa e gli inquilini vi si sistemarono installandovi molti confort tra cui alcuni pavimenti in parquet e l’impianto di aria condizionata. Una volta fatta sgomberare quella famiglia, la casa è rimasta chiusa e bisogna dire che faceva gola a molti. Ieri mattina, madre e figlia hanno rotto gli indugi e con questi anche la serratura del portone e si sono insediati nell’alloggio. Ora a Palazzo hanno deciso di tornare in possesso dell’immobile , anche perché la situazione stavolta è diversa rispetto agli altri alloggi fatti sgomberare dal Comune e recuperati per la gente che ne aveva diritto e bisogno. Finora chi abitava negli alloggi comunali o Ater aveva negli anni perso il diritto ad abitarci mentre le due donne non hanno nai avuto titolo per entrare nella casa dello stadio in quanto mai erano state destinatarie né avevano le chiavi per cui avevano dovuto sfondare l’ingresso, cosa che pregiudica anche loro posizione sul piano penale oltre che su quello squisitamente amministrativo.